sabato 15 febbraio 2014

La soluzione per salvare la legislatura, Elisabetta Gualmini

Consiglio di leggere il bellissimo articolo di Elisabetta Gualmini: "La soluzione per salvare la legislatura", pubblicato il 14/02/14 su: LA STAMPA EDITORIALI. Questo e` il mio commento. Sara` sereno o diluviera`? Le premesse della mancata realizzazione di tutte le riforme,nonostante le numerose proposte del M5S, dalla legge elettorale al bicameralismo, dalle riforme istituzionali (Senato e Titolo V) alla riforma del lavoro per i giovani e non, con il conseguente rilancio dell'economia reale, in un panorama economico in pieno default, a livello nazionale, regionale e comunale, che vede la "Grande Opera della Metro C di Roma", non posso non citarla, al centro dell'attenzione di Organi Istituzionali e Inquirenti, "costruenda senza fondi e senza un piano urbanistico aggiornato alle esigenze dei cittadini romani e non e dei turisti, nel rispetto dei diritti di tutela, disposti dalla Costituzione, art. 9, e dalle leggi", by-passando con l'assorbimento di oneri, le piu` urgenti misure a sostegno dei cittadini (imprese, che chiudono, titolari di imprese, che si suicidano, perdita di posti di lavoro, abolizione del turn over, etc.) per un Governo, che non sara` neanche piu` quello delle larghe intese, ma che, comunque, dovra` avere l'appoggio di Berlusconi con Forza Italia, e dei piccoli Partiti (Sel, Scelta Civica, Ncd), ma quello delle beghe di Palazzo e di Partito (PDL-PD), fanno riflettere... Auguriamoci il sereno...A riveder le stelle! Paola Giannone Questo è il link: http://www.lastampa.it/cultura/opinioni/editoriali. La soluzione per salvare la legislatura 14/02/2014 Elisabetta Gualmini Nasce il Renzi 1. Da ieri il sindaco-segretario è diventato di fatto primo ministro di un nuovo governo politico di coalizione a guida Pd. Ha detronizzato Enrico Letta e ha deciso di giocarsi il tutto per tutto. Lo ha fatto con una spregiudicatezza non superiore a quella mostrata dagli accaniti sostenitori delle larghe e poi piccole intese rapidamente saliti sul nuovo carro, ma con molto coraggio in più. Renzi vuole cambiare direzione, velocità e ritmo. Per rianimare una legislatura in stato comatoso, che tuttavia - guarda caso - nessuno dei suoi protagonisti vuole interrompere. In assenza di una prospettiva chiara sui destini della legge elettorale e, ancora di più, sulle altre riforme istituzionali (Senato e Titolo V), il leader Pd scommette e rilancia. Senza la consacrazione salvifica delle urne e senza staffetta. Nessuno scambio aggraziato del testimone tra atleti della stessa squadra, nessun passaggio di mano consensuale; tra il segretario e Letta è stata guerra aperta, uno scontro frontale con annesse randellate furenti. Tra due che non si possono vedere. Al confronto quelle tra Veltroni e D’Alema erano sberleffi e baruffe, lizzi e lazze tra educandi. C’è da chiedersi se questa sia l’unica soluzione possibile. Nel metodo e nel merito. In un Paese ormai ai minimi storici di credibilità e di fiducia nella politica (ci siamo giocati praticamente tutto, i comuni, le regioni, l’Europa, figuriamoci i partiti). E cioè se la terza soluzione di palazzo, infiocchettata e servita già pronta ai cittadini-spettatori, sia la strada corretta da cavalcare. L’ultima possibilità che resta per dare un senso a una legislatura che, francamente, un senso non ce l’ha, dando davvero corpo alle riforme, che ancora sono scritte sull’acqua, nonostante le promesse, le scadenze e i file excel. Sul metodo ci sarebbe da discutere. A prescindere da quali saranno le liturgie parlamentari per gestire la crisi, sta di fatto che sarebbe stato meglio per Renzi arrivare a Palazzo Chigi passando per le urne, magari subito dopo l’approvazione della nuova legge elettorale, come promesso durante le primarie: mai a capo delle larghe intese, mai senza passare per il voto. Ed evitando di mettere in scena l’ennesima puntata della telenovela sulle divisioni interne al Pd, per la gioia degli altri partiti. Nel merito, invece, il Renzi 1 è probabilmente l’unica soluzione ragionevole a fronte del contesto. Un governo by default, in mancanza di alternative. Perché non è possibile andare al voto con questa legge elettorale. E perché i tempi per portarne a casa una nuova potrebbero, secondo Renzi, allungarsi un bel po’, rendendo ancora più alto il rischio che l’attesa sia vana. Come abbiamo sostenuto in diversi, non solo su questo giornale, c’è da dubitare che la strada del «governo di necessità» sia quella giusta per realizzare «grandi riforme costituzionali». Anche l’esperienza di altri Paesi europei ci dice che di fronte a un Parlamento paralizzato dall’assenza di una maggioranza politicamente coesa, sarebbe stato meglio darsi pochi obiettivi concreti, per rammendare il rammendabile, e tornare a votare. Fare il meno possibile, per evitare disastri. Si è invece seguita, sin dall’inizio, la strada della massima ambizione e della massima propensione al rischio, confidando sull’attaccamento dei parlamentari alla seggiola. Ora Renzi si metterà a capo di un governo sostenuto da partiti elettoralmente minuscoli (Scelta Civica, Ncd e forse Sel) mentre continuerà ad aver bisogno dell’intesa con Berlusconi sulle riforme, dalla legge elettorale al bicameralismo. In un contesto economico che non appare certamente florido, mentre i bilanci pubblici sono pieni di buchi, al centro e nelle casse degli amati sindaci. Solo un fuoriclasse può far uscire da un governo debolissimo il coniglio, la colomba e anche un mazzo di rose. Renzi pare intenzionato a provarci e di coraggio, si sa, ne ha da vendere. Certo c’è anche il rischio che i tempi della legge elettorale da domani invece di accorciarsi riprendano ad allungarsi, che tutti si rilassino e che il neo-premier cominci a farsi logorare. Ma rivendicando una ambizione smisurata, Matteo ci prova. E già da oggi si metterà a correre come un forsennato. Archiviato velocemente Letta che oggi si dimetterà, Renzi-il-furioso riprende la volata. Ce la farà? Visti i precedenti, può darsi. E a questo punto, c’è proprio da sperarlo. twitter@gualminielisa

domenica 9 febbraio 2014

La favola della Linea C, il cantiere metropolitano più caro d'Europa di Enrico Nocera.

Al link: http://www.eur.roma.it/il-quartiere/news/le-altre-news/articolo/la-favola-della-linea-c-il-cantiere-metro-piu-caro-di-europa.html?no_cache=1 trovate il bellissimo articolo del giornalista Enrico Nocera, che, bontà Sua, mi cita! Commento l'articolo con i tre "Rilievi", inseriti nel'Integrazione alla Petizione al World Heritage Committee - UNESCO, alla Petizione Popolare alla Camera N. 232/13 e alla Petizione Popolare al Senato N. 323/13, nonchè alle Richieste di Interrogazioni, rivolte agli Onorevoli Alessandro Di Battista, Alberto Zol e al Senatore Nicola Morra, già depositate. RILIEVI L'approvazione in Commissione alla Camera dell'emendamento al Decreto del Fare, presentato dal Presidente della IX Commissione Permanente, Trasporti, On. Michele Meta, ha prorogato i termini previsti per la concessione dei fondi del CIPE al 15 dicembre 2013. Grazie a questo provvedimento – aveva spiegato Improta - gli enti coinvolti nell'iter amministrativo dovranno rispettare questa scadenza per la presentazione del progetto definitivo della nuova tratta e avviare il pre-esercizio della linea da Pantano a Centocelle. L'approvazione dell'emendamento doveva essere l'esito di una proficua collaborazione tra Governo, Parlamento e Roma Capitale. La Camera ha, poi, approvato, l'emendamento, firmato dall'On. Meta, Presidente della IX Commissione Permanente, Trasporti, ma riformulato dal Governo e dal Parlamento con l'intesa di Roma Capitale, che indica al 15 dicembre sia l'avvio del pre-esercizio della tratta Pantano-Centocelle della linea C della metropolitana, per la presentazione del progetto definitivo della tratta Colosseo-Piazza Venezia. Ma i tempi della presentazione al 15 dicembre 2013 del progetto non sono stati rispettati e, quindi, è annullata la proroga dei tempi per il finanziamento CIPE. - Il quotidiano: la Repubblica ROMA in data 30 ottobre 2013 pubblicò la notizia che il Ministro Massimo Bray avrebbe varato due commissioni per rimuovere il vincolo, archeologico, del 2002. “Gli studiosi valuteranno in che modo si può arrivare all'abbattimento, completo o solo parziale, di quella linea di asfalto e sampietrini che copre i resti dell'antica Roma”. "Quel rettifilo si può demolire". “Un terzetto di esperti e giuristi per capire come rimuovere il vincolo del 2002.”. ...Rinvio alla lettura dell'articolo di CARLO ALBERTO BUCCI di cui al link, sottoscritto. - E' veramente incomprensibile l'incongruenza tra il ruolo di Garante della Tutela e della Salvaguardia dei Beni Culturali del Ministro Massimo Bray e la nomina del pool di esperti, che avrebbero dovuto o che dovranno, se effettivamente nominati, rimuovere il Vincolo del 2002 a Via dei Fori Impe-riali, che ai sensi dei principi Fondamentali della Costituzione, art.9: La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione. Come è ben noto alle S.S.L..L.. i Beni protetti dai Principi Fondamentali della Costituzione sono intoccabili, come intoccabili sono i Principi Fondamentali. Ne consegue l'illegittimità della nomina, delle due Commissioni, se perfezionata, con l'intento di rimuovere il vincolo del 2002 a Via Dei Fori Imperiali. - L'articolo pubblicato su: la Repubblica ROMA del 30 ottobre 2013: “Un collaudo da 30 milioni per il Consorzio metro C, spunta la norma d'oro. De Luca: Il contratto del 2005 non li prevedeva”. “L'articolo 7, comma 3 del patto transattivo introduce il “corrispettivo”. “ Per le linee B e B1 non è stato pagato un euro ai costruttori per il pre-esercizio”, che si può leggere interamente dal link, sottoscritto, è indicativo di uno dei tanti rivoli, che hanno portato il costo della Metro C fuori controllo: 3.486,864 milioni di euro, approvato con delibera CIPE n. 24 del 2012. http://www.cipecomitato.it/it/il_cipe/delibere/download?f=E120127.pdf. “prende atto che i predetti Enti hanno assicurato la seguente copertura finanziaria del tracciato fondamentale tratte T4 e T5: 70 per cento a carico dello Stato e 30 per cento a carico di Roma Capitale; rimanenti tratte (T2, T3, T6A, T7 e Deposito graniti): 70 per cento a carico dello Stato, 18 per cento a carico di Roma Capitale e 12 per cento a carico della Regione Lazio;”... Ma, ATTENZIONE alle: 2. Disposizioni finali. 2.1. I finanziamenti di cui ai punti 1.1, 1.2 e 1.3 non implicano rinuncia a eventuali pretese correlate alle respon-sabilità gravanti sui soggetti cui spettava il dovere della corretta progettazione e della corretta gestione dei lavori e del rapporto con l’appaltatore.”, sopra riportate nella nota di accompagno alla Diffida, inviata al Capo Di-partimento del CIPE, Cons. Ferdinando Ferrara, Assessore al Bilancio di ROMA CAPITALE, Dott.ssa Daniela Morgante, all'Assessore al Bilancio, Demanio e Patrimonio della Regione Lazio, Alessandra Sartore, con le motivazioni espresse, che portano a concludere che il finanziamento è concesso, ovviamente, per “la corretta proget-tazione e della corretta gestione dei lavori e del rapporto con l’appaltatore.”. E qui non ci siamo!